mercoledì 21 settembre 2011

Il Parco leopardato e le tartarughe in bicicletta


Ieri in Consiglio Regionale si doveva parlare del comportamento dell'assessore Febbo, ma la maggioranza ha parlato d'altro. Ha presentato la sua idea di Parco: "Un nuovo concetto di Parco, un Parco diffuso, un Parco ad isole". Un Parco che permetta di "non compromettere le attività socio-economiche attuali e future": in altre parole che permetta ai Comuni di continuare a far costruire lungo la costa, compresi resort, posti barca, villette e alberghi. "L'elemento connettivo e la fascia intermedia di questo sistema aperto sarà il tracciato ferroviario (corridoio ecologico)": cominciamo subito col dire che una pista ciclabile su un tracciato ferroviario non potrà mai essere un "corridoio ecologico" a meno che le tartarughe non comincino ad andare in bicicletta.

Il fatto interessante è però che la cartina mostrata era tutt'altro. Non era qualcosa di nuovo, ma il "Progetto speciale territoriale della fascia costiera" redatto dalla Provincia di Chieti nel settembre 2010.

Probabilmente la maggioranza intende far diventare Parco solo le aree segnate in verde ignorando tutto il resto come le "aree di valorizzazione e rigenerazione del paesaggio agricolo costiero" o gli "ambiti di territorio rurale da sottoporre a conservazione e recupero paesaggistico". In tale piano sono addirittura previste politiche di riconversione e delocalizzazione industriale che interessano tra l'altro la Valle del Sangro e l'area di Punta Penna andando ben oltre le richieste di chi vuole il Parco.

La maggioranza regionale ci ha così dato ieri molte informazioni.

La maggioranza ha finalmente abbandonato l'idea di abrogare la legge o di rischiare un vero "referendum" e proporrà comunque una sua perimetrazione.

• La maggioranza nulla conosce dei Parchi e della loro legislazione. Fa eccezione l'assessore Giuliante che sa benissimo che i problemi stanno nell'incapacità di molti politici e nella volontà precisa di altri di impedirne il funzionamento. Lo sa così bene che ha accusato di questo gli ambientalisti che lo fanno "perché vogliono mantenere per sempre le norme di salvaguardia". Affermazione che a prima vista può sembrare puro delirio, ma che invece è la ripetizione di un copione già visto ovunque: addossare spudoratamente e sfacciatamente ad altri le proprie colpe.

L'indecente proposta alternativa al Parco è quella mantenersi le mani libere nelle zone prossime a quelle protette per poi distruggere questo tratto di costa a forza di varianti ai PRG (come già si è cominciato a fare); ma oggi si unisce al danno la beffa, perché si propone di usare i beni comuni costituiti dalle aree protette e da 30 milioni di fondi FAS per gli interessi privati della speculazione presente e futura. Mentre altrove si svalutano terreni e immobili costruendo turbogas, discariche, depositi e magari raffinerie qui li si vuole rivalutare con i soldi pubblici.

• La piantina mostrata da Febbo risponde senz'ombra di dubbio alle sue stesse critiche sul territorio "antropizzato" e con "incerti" valori naturalistici, paesaggistici, ambientali e culturali. Infatti indica con precisione i tantissimi valori della Costa dei Trabocchi e propone sia la via per lo sviluppo del turismo e dell'agricoltura che quella per la sua conservazione per le generazioni future.
Da quella piantina si può trarre facilmente una vera perimetrazione del Parco ed anche una zonizzazione; è anche presente un collegamento con le aree interne che si spinge fino a Lanciano e a Bomba seguendo le linee dismesse della Sangritana.

La buona notizia è dunque quella che il Ministero avrà uno studio ufficiale sul territorio da cui partire per fare rapidamente la perimetrazione; dopo aver inevitabilmente gettato nel cestino l'ultima proposta indecente e leopardata del ragionier Febbo.